Surfing into the dark - Anis (incubo)


Il Sole abbuia. Le nubi son tanto fitte da essere dure come iceberg - neri.

Si staglia sull'oceano un barcone rattoppato: scapicollano dal ponte incalcolabili vite umane. Scapicollano nelle acque senza fondo, gelide, dell'oceano. Arti, cuori, vite vi annegano. Una ad una.

La navigazione attraverso le onde, i flutti che si infrangono senza requie contro la chiglia, i rami e le vele che penzolano lacere lungo la murata e, ai bordi della poppa, corpi spogli che restano appesi alle reti che lambiscono il pelo dell'oceano, così procede la navigazione.

Più della zattera della Medusa, più di una Ballata da Vecchio Marinaio, più della lotta contro un marlin, più ancora dell'orrore di un Conrad lungo una evanescente linea d'ombra o di un Bardamù che giunga nell'Africa nera. Più di un Gregor Samsa imprigionato nel catrame del proprio morire, i fumi si sfogano dalla pece della vastità buia: l'ombra vivida di morte, come pesanti idee fisse, si diffonde nell'aria tra i lamenti, tra la notte feconda di false aurore e le esaltazioni di chi ristette aggrappato allo scoglio. Anime! Anime esauriscono nel clamore, anime giacciono come morte tra vite spente, prima - prima della vita. Nel ricordo. L'oceano è un assedio senza limiti.


“Ohimè ohimè, Carmelina, ohimè!” grida tra le strida e i flutti una voce. Emerge tra i boati il lamento.

"Carmelina!" Geme flebilmente, spossata, sola emette l'ultimo fiato una bimba senza più occhi, rivoltata, enfia. "Le acque... I polmoni..."



Cadono dalla barca - un rotolio di corpi vivi-morti nelle acque, "Carmelina..."

 Anis vede - vede ora Anis il profilo di chi formulò scenari orientati ad esaurirla: egli (ella), l'assassino - l'assassina - attentò alla sua vita. Ora chiude gli occhi Anis per sondare i dettagli dell'omicida che l'aprì ad una vita senza memoria né tracce di sé. Vaga Anis tra la vaghezza | acuta, atroce | di un incubo e la veglia priva di nitore, vaga. Vaga.


  
 



 

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