I. Il Viaggio

 Il quid culturale del racconto "Il viaggio", diviso in più parti, si allaccia a concetti espressi nei seguenti testi:
  • L'Anticristo - Friedrich Nietzsche;
  • Vangeli;
  • I Vangeli Apocrifi - a cura di Marcello Craveri (ed. Einaudi);
  • Lo Gnosticismo - Hans Jonas;
  • Taide - Anatole France;
  • All'Insegna della Reine Pédauque - Anatole France; 
  • Prometeo Male Incatenato - André Gide;
  • Liber Novus (Libro Rosso) - Carl Gustav Jung. 
 
  Per evitare la prassi (formale) contenuta in un enchiridio di materia spirituale, cioè la manualistica più o meno prosaica, generalmente di ordine pedagogico, scelgo di diluire la vicenda secondo una forma prossima al confidenziale di carattere metafisico, come in genere si presenta il dialogo tra entità strutturalmente indefinite le quali, senza difesa alcuna, si relazionano vicendevolmente pur salvaguardando la distanza che permette loro di relazionarsi: non si dà infatti relazione in assenza di distanza.
 
 Una forma di chiarezza narrativa è presente a tratti, qui e là, nel corso del racconto, e la chiarezza è tanto più presente quanto più la distanza tra le entità risulti essere maggiore rispetto all'oggetto cui esse trattano. Negli altri casi, invece, la vicenda assume un profilo dialogico di carattere prettamente esoterico, cioè rivolto a coloro i quali abbiano conoscenza dei testi sopra elencati, dunque nebuloso - e di ciò mi rammarico, ma diversamente avrei dovuto aggiungere elementi che avrebbero tolto molto al corpus ideale di questo racconto, incentrato sul viaggio di ordine sia spirituale, sia fisico-materiale.

 
 ***
 
 
 "Sehen wir uns ins Gesicht"¹: guardiamoci in faccia. La formula di impositiva resa, esortativa, risuona tra le arie chiare della casa-ruote, che ha visto D., Anis, Cécile raggiungere la penisola iberica. Madrid.
Riecheggia tra le curve della strada e le curve dei ricordi l'esclamazione di Anis: "Je connais, batiuska!" Sembra la voce della sua anima.

"No: è la voce del suo spirito." Dice Cécile. "Chi dà retta all'anima si lega agli uomini, chi abbraccia lo spirito abbandona il mondo."

Anis proviene dal regno dell'oltre-mondo? Per ora è silente.

 

Lei svicolava tra i corridoi a spina ungherese del Louvre; lei spauriva di fronte alla Barca di Dante: di fronte alle sfumate e taglienti oscurità - variopinte - di Delacroix lei offriva il contrasto ai colori, sbiancando. Ed era lei a suonare il violino 4/4 sulla Place Nationale di Antibes: suonava Suite del Recuerdo - evocacion, di José Luis Merlìn.

Si scorge di lei la radice etnica quando, spoglia degli abiti, dorme accanto a te: la pelle liscia si accende nella nudità della sua silhouette, sotto il chiarore della Luna che filtra dall'oblò della casa-ruote. Fu sempre lei a vedere con te il bolide (astro cadente) - più d'uno - quando, nel quartiere di Saint-Marcel, vicino alla Salpêtrière, all'ombra del Parc de la Hauteur, vi parcheggiaste e le luci di Parigi si spensero, si riaccesero, si spensero. Sogno. Fu un flash. 
Lucciole di pietra infuocata caddero dalla volta celeste: l'universo si chinò su voi per spiare il senso della vostra unione: vi fece un'istantanea. I vostri visi abbagliarono. E, mentre gli occhi di Anis (verdi?, marroni? "Io non ho occhi!") ed i tuoi - occhi - rifletterono la corsa bruciante dell'astro cadente, l'universo apprese la forma di inedite costellazioni dal vostro legame. E vi imitò. Sotto quel cielo lei è libera: vede il cuore delle cose. Perciò mai figlierà.

(continua...)

 

¹ Incipit de L'Anticristo.


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