Ellise - Ricordi

 

 (…) la voce del passato si apriva, nell'eterna corsa di una breve parentesi, in una reminiscenza di vivaci parole e gioiosi sorrisi, oltre agli effetti – nella memoria, si intende – degli innumerevoli gesti fertili che si fan vivi se si è acquisito il semplice concetto: "la persona che si ama è, tra tutte (le persone), la persona da trattare con più riguardo" - "e non significa amare la carne della propria carne: troppo larga è questa via, che non promette alcun cielo se non quello dell'amore verso sé stessi, che amore non è", dice una voce, quando Ellise apre il libro – ne ha tanti, tantissimi nella propria casa – e vede ciò:

 



 Ricordi.

Inattesa, rapida, la voce del passato prorompe come una cascata di mondi dalla finestra – “Seppur il passato sia inesistente, cara Ellise, e il presente e il futuro egualmente sono inesistenti."

Chi parla?

"Sono illusioni: il tempo è la parola che usiamo per organizzare, secondo un ordine fittizio, le variazioni che percepiamo. Ma nulla scorre.”

A parlare è Gian-Jean, un amico di Ellise: scapigliato, a volte impertinente, loquace e...

...e poi continua:

“Si dice che tutti gli eventi esistano nello stesso istante, concentrati in una fissa e unitaria forma di singolarità. Perciò la preveggenza è afferrare l'informazione del 'futuro' dall'eterno presente. Facile? Difficile? Quanto amare quel che non ci rassomiglia, che è il vero amore.” Svelata la voce iniziale: era Gian-Jean.

 

 Una lacrima si sciolse dagli occhi di Ellise: rotolò sulle sue guance, sino a cadere sulla punta del quarto dito: l'anulare; e il pezzetto di foglio dove, con una calligrafia minuta, più o meno "composta", si esprimeva quella giovanile espressione di tensione irrealizzata: sempre insieme, tremolò oltre la sua vista. Poi richiuse il libro, inviò segretamente – intimamente, un po' timidamente – un bacio alla creatura che aveva scritto quelle due parole, ciascuna di carattere fantastico, mentre, oltre i vetri delle finestre e oltre le distanze che la dividevano dall'urbanità, il mondo si lacerava in peregrine affermazioni di sé, e sorrise.

'Avranno mai immaginato che la mia interiorità è tanto estesa da comprendere ogni cosa che esiste?'

'No.' Rispose a sé stessa, e sprofondò nella sua solitaria beatitudine casta*, mentre un vortice di orizzonti già la traeva a sé, mentre Gian-Jean zappava in giardino... (...)

 

*Citazione dal Tonio Kröger, di Thomas Mann.

 

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