Muore la Storia

 

(...)

 

II


Muore la Storia – e tace la terra che si vive.


III


E tace tra i muri roventi –

si strappa la mite, chiara bellezza


tra gli stracci – asprigni –

di tanta dolcezza...


e si secca, si sperde,

l'alta tua santa gaiezza


'tra i segreti pudichi... i rastremati rancori...'

che scosti nei gesti di strani livori –


gli aperti inganni di accesi dolori,

dove si sfiora la morte nella ferocia


– d'Italia.



Di Roma è la polvere secca,

i millenni negli occhi di tanta tristezza


corrotta – tra staglianti poteri su teneri resti

di ossa e corpi: deliri forieri di arse

(e rese, rase) perdizioni di sessi – e del “t'amo” il nitore


sbiadito;


puerili incastri di pelli sfogliate...

e di donne e di uomini ciarlieri si fa


la tragedia verace sul falso sincero

scherzare, lì dove


si rende l'ordinario morire nel gesto,

il riso, l'oscuro tuo chiaro fiorire


tra lussi e anime a ore;

e Venezia che brilla di pietra:

la pioggia di rotta, sparuta ricchezza tra i fregi

– la finta, stinta Venezia


canta gli accenti, mai senza tagliarsi

sulle crepate bassezze di ritte destrezze –


segreti d'assise e atti e noti

uffici in note callette celate;


e Napoli in festa di voce ferina

tagliata dai secoli: terza ai giorni


si stende la sera – in essa la vita si estenua,

si strazia il dì con il colera, la


festa... i tuoi sacramenti...



Torino spianata, le strade spalanchi


sui larghi – finiti – crocicchi di eterne finzioni

e i rosi tuoi vecchi: vestiti, le giacche


e scarpe di secci impellati in fila

sui corti sagrati senza altari – le tue tensioni...



(interruzione della prima parte - versi in bozza)

 

 

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