Anis

 
  Il grecale e il moscato siciliano brillano tra il vetro sfaccettato dei tozzi bicchieri nei quali sono stati serviti i vini liquorosi, ambrati. Il tavolino all'aperto, di ferro battuto, del locale francese in cui D. sedette, dopo una breve passeggiata serale - locale dove scorse la riproduzione sul muro, dietro al banco, di una Pietà ("è - la riconobbe - la Pietà del Villeneuve-lès-Avignons"), il tavolino è ora rischiarato dalla luce del lampione - uno tra i numerosi lampioni che attorniano la Place Nationale di Antibes, vicino al musée dell'illustratore Peynet. E, nell'aria, si diffondono essenze fleuris. Laggiù, oltre i caseggiati, il mare. Anis suona nella penombra: danzano le sue dita sul violino 4/4 che D. le regalò.
 
 Soltanto oggi, tra le chiare stanze del Musée Picasso, egli pensò alle farfalle, alle lucciole, alle rondini che tracciano ghiribizzi neri nel cielo azzurro e, in un turbine, vide farfalle e lucciole volteggiare intorno alla sua tomba. Anis nulla sa: ride, sorride, sembra felice; e suona. D. la ascoltò e... la sua figura di donna vivace e frenata ad un tempo, acuta e ingenua nella sua luminosità tratteggiata di storia di donna quasi russa (Gogol', Dostoevskij, Tolstoj, Puškin, Majakóvskij, Sologub, Gončarov...), lei dischiude le favole che si sfilacciano ad ogni parola bisbigliata con feroce passione, tra le pause e i silenzi dove si intravede un abisso di luce e di denso mistero tra i sogni aperti sui laghi di tristezza evocati dalle note sfuggenti del violino, che lei suona con una lacrima sul proprio dolce sorriso.

 La vita, Anis, vi colse nell'assenza di un lieto, sincero amore, che ora si rende in un lieve suono di mi minore e lui... lui ti vide bella, Anis, come bella è un'aurora senza confini, che si estende sino a sfiorare la sera, quando già sale il crepuscolo e quando la Luna si leva nel cielo degli orizzonti senza termine, senza confini, cadenzati dai vissuti mai chiusi; mai chiusi i suoi...

 Forse sarai ancora bella quando D. ti lascerà, Anis? Forse ti ricorderai questa sera dove, tu e lui, vi rivolgeste verso un segreto futuro per... Sì, per fuggire come si fugge da ciò che, intriso di falsa armonia, vi esaurì. Voi due fuggiste: tu bionda, lui solo. E dicevi: "Lei ora è imprigionata tra le reti dei lustrini, tra le sciocche chimere del lusso, che è senza respiro: la classe esteriore è la bugia che indica una mortifera sterilità interiore: la classe nasce dal cuore, il resto è puro inganno; lui idem; e noi qui, tra il vino e le immagini di figure umane spezzate, viste quando ci siamo seduti sulle panche disposte al centro di bianchi corridoi, di fronte a bianche pareti, in quel museo di pietra... Negli occhi ho ancora le rotture dei corpi operate da Picasso, dal positivismo prima, dal cubismo poi, e i colori matematici e..." E già ti rivolgevi verso il sentiero di Nietzsche, le corse tra le stanze della casa di Renoir che facesti con lui... D....

 La sera si fa notte, cara Anis dai tremila volti e da un cuore solo; dormirete vicini, stanotte, e la parentesi che viveste sussurrerà l'incanto d'esser vivi. Però... addio Anis, riposa bene questa notte, che è la tua notte mentre lui, D., ti guarda e laggiù il mare dona parole ai tuoi suoni. Addio alla tua solitaria felicità ed alla piccola, incerta allegria del tuo sorriso, addio, ché la Francia si vive con l'amore che si smarrì. Ed è nel sogno che si svela la vita.

 

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