Flash
Pubblico una breve raccolta di brani, in forma di bozza, tratti da un racconto a cui mi sto dedicando.
Ho deciso di confrontarmi con il genere della distopia: territorio assolutamente inedito per me; e, nella mia mente, già si affacciano autori quali Saberhagen, Clement, Silverberg, Brunner, Nelson, Dick, Garrett, Asimov e altri, altri autori che non sto ad elencare, che mi fissano, che mi sorvegliano.
Mi discosto quindi dalla narrativa non
di genere che ho sviluppato negli ultimi vent'anni e di cui sto
rivedendo gran parte delle mie opere.
Nota. Premetto, prima di lasciarvi alla lettura, per coloro che non ne fossero a conoscenza, che l'euroMOMO e il VHEMT non sono mie invenzioni letterarie. Si tratta di istituzioni realmente esistenti.
***
[…] mentre, a programma avviato,
intere popolazioni si estinguevano; mentre un numero enorme di
individui viveva nella sofferenza del nichilismo, scientemente
provocato dalle istituzioni del tempo, mentre vivevano
nell'insensatezza di un'esistenza in cui, per ogni azione
costruttiva, per ogni fatica orientata a rendere meno dolorosa la
vita, non esisteva risposta: né positiva né negativa, né privata
né pubblica. Nulla. Mentre le energie individuali e collettive
precipitavano nell'aberrante vuoto di una voce che grida nel deserto,
dove le genti vivevano allo sbando, accapigliandosi le une contro le
altre, cariche di livore e di frustrazione, ormai prive di
qualsivoglia creatività, qualsivoglia costrutto, fosse anche povero,
fosse pure ingenuo, ciascuno confinato sul proprio, insignificante trespolo, ciascuno esasperato sino alla morte, che sopraggiungeva sempre più di
frequente, sempre più diffusa – morivano secondo un tasso mai
registrato; gli enti di sorveglianza non lanciavano allarmi,
risultavano terzi a ciò che andava via via delineandosi così come
fu per l'euroMOMO, che non redigette rapporti né mai avviò
indagini.
«Quale scenario e quale genere di messaggio avrebbe dovuto lanciare?»
«L'attuale scenario. Egli esortava alla riduzione della popolazione mondiale, ma pensammo che presto avrebbe dato l'esempio: quell'esempio. E che lo avrebbe dato in prima persona, tramite un video, diffondendolo su ogni piattaforma, su ogni schermo... In fondo, i mezzi mediatici erano al suo servizio: i finanziamenti che versava ai differenti gruppi editoriali gli avrebbero garantito la visibilità. E bisogna considerare che, all'epoca, le popolazioni non erano state istruite a decodificare il linguaggio mediatico: erano prive di strumenti utili a comprenderne la costruzione, la struttura, perciò sarebbe stato semplice suggestionarle a mezzo video. Inoltre, le scuole insegnavano nozioni che, nella vita di ogni giorno, risultavano inadatte ad affrontare le evenienze più comuni: nozioni che non servivano ad acquisire una certa autonomia nel contesto sociale, né un certo giudizio critico, né una certa schermatura da ciò che li avrebbe potuti plagiare o controllare. In un ambiente permeato dalla comunicazione mediatica, queste genti, dai giovani studenti agli anziani, erano, ciascuno a proprio modo, dei bebè. Gli individui liberi, privi di timori legati alla propria sopravvivenza poiché avevano risolto il rapporto con la paura, avrebbero formulato critiche a quegli enti, a quelle istituzioni, a quelle figure ed a quei governi orientati a strumentalizzarli per fini assai discutibili sotto il profilo etico. L'idea che gli individui esprimessero un simile carattere non piaceva. Del resto era diffusa, all'interno di quella società straziata dal dolore, un'idea classista che albergava pure negli individui privi di potere, anche negli individui senza alcuna parte rilevante se non quella di subordinati: operatori di quel contesto cui nessuno aveva domandato loro il consenso ad esistere. In pratica, le genti di quell'epoca non venivano formate in funzione della loro libertà, della loro autodeterminazione, ma venivano formate in funzione del mantenimento di un sistema basato sulla produzione di beni e sul loro consumo. Le scuole formavano operatori di tale sistema e gli stessi operatori scolastici erano servitori di tale sistema, ma non ne avevano consapevolezza.»
«Ed il messaggio che lui avrebbe dovuto diffondere? Pensaste che fosse l'unico messaggio significativo, di una certa importanza?»
«No. In mancanza del video-messaggio, pensammo che egli avrebbe mostrato la tessera d'iscrizione al VHEMT (Voluntary Human Extinction MovemenT).»
«Però, se ben ricordo, né il video del proprio suicidio né la tessera portò mai al pubblico.»
«Infatti. Se avesse personalmente incarnato la propria istanza, se si fosse tolto la vita per dimostrare che era deciso a praticare ciò che idealmente sosteneva, se avesse dato l'esempio iniziando a sfoltire l'umanità partendo proprio da sé stesso così da mostrare una certa coerenza con la propria proposta, chi sarebbe rimasto a dare indicazioni, diritture, per strutturare il nuovo mondo?»
«Ah, capisco. Questa era la narrazione. E mentre gli altri morivano, lui restava vivo ed esortava i governi a ridurre la popolazione mondiale in funzione della salvezza del pianeta.»
«Esatto. E visse a lungo, incrementando anche di un certo numero i componenti della propria famiglia.» [...]
[...] quando si raggiunse la cifra stimata di cinquecento milioni di individui per l'intero pianeta, precisamente la cifra dal carattere arbitrario elaborata non dalla ragione e neppure avvalendosi della facoltà di stima fornita dall'immaginazione, bensì da quella qualità che, se sregolata, se esercitata senza disciplina, assume la forma di un canto di sirena, ossia: la fantasia, quel granello tanto affascinante quanto pericoloso; ebbene, quando si raggiunse la cifra stabilita, il termine massimo di durata della vita umana toccò non più di trentacinque, quarant'anni. Fu così che si scoprì una legge di ordine naturale. Nei primi tempi si presentò secondo un profilo nebuloso, non definito. Fu una legge non compresa, mai preventivata, mai concepita. Ma il tempo trascorreva e gli individui vedevano ridurre, senza intenderne la ragione, la propria longevità. Si apprese che la quantità di esseri umani determinava la durabilità della loro vita singola, individuale: minore ne era il numero complessivo e minore era la loro longevità. Ormai il numero era calato sino a cinquecento milioni, si moriva presto [...]