Zucchero nel Serbatoio della Benzina


La glia ha funzioni strutturali, protettive e, cosa inaspettata sino a non troppi anni fa, energeticamente attive; esiste l'informazione per replicare i neuroni: i neuroni "di riserva" detti "specchio", che sono sintomo di questa informazione, ma non si sa ancora in quale modo estrapolarla - e forse la si potrà ottenere dopo certosini, faticosi percorsi di catalogazione, che portano ad una visione precisa dei meccanismi cerebrali; il corpo calloso non è un separatore, come veniva considerato agli inizi degli studi, tra l'emisfero destro e l'emisfero sinistro, ma sembra che sia un "ponte", e non soltanto questo, che possiede qualità sue proprie; esistono poi differenze di potenziale, strutture mieliniche, articolazioni nervose estremamente complicate, ma raggiungibili dalla nostra comprensione che, nella sua straordinarietà, è stimolata proprio da ciò che si cerca di comprendere: il cervello umano, che studia se stesso - sinché non si fissa sull'oggetto - come un Dio che guarda nel proprio infinito per scoprire i cardini della propria esistenza. Si immerge così nel buio dei suoi meccanismi e conquista la luce della conoscenza, che tende alla propria protezione e al proprio perfezionamento, sia nella scoperta delle strutture che nella facoltà di intervenire su di esse, pertanto che la coscienza istruita di sé porti a sottrarre porzioni di libertà all'oggetto: lo specchio influenza chi si fissa in esso. Altrimenti si direbbe: la consapevolezza del limite può generare la tensione che ostacola la realizzazione di sé.

Si sanno dunque moltissime cose, ma non sufficienti per affermare che il cervello sia cosa ormai esplorata in ogni sua attività anzi, se si fosse raggiunta la complessiva conoscenza delle attività del cervello umano, che va in accordo con la conoscenza della materia, cioè la chimica, e dalle forze comprese nella materia, avremmo l'opportunità di creare intelligenze artificiali - e così non è se non nella speculazione, che è pure stimolante e apre prospettive di studio impensate, comprese le proiezioni di svago che propongono esse stesse, già oggi, il raggiungimento della comprensione del cervello come un primo mezzo per conquistare l'immortalità - attraverso il trasferimento della coscienza, della memoria e della personalità in sedi organiche e artificiali, resistenti a condizioni impossibili per il corpo umano. Questa è la fantascienza dello svago, ma pure una fantascienza che invoglia allo studio difficile e faticoso del cervello umano.

Quel che sappiamo, ahimè, è che si usano e abusano farmaci che intervengono sulle attività cerebrali.
Naturalmente i farmaci si somministrano per curare disfunzioni e anomalie, rilevanti o meno, che riguardano le attività del nostro cervello; però si usano anche per potenziare le attività cognitive da parte di studenti, professori, professionisti, come ricorda ancora lo studio presentato il 13 marzo 2013 dal Cnb alla Presidenza del Consiglio dei Ministri1; inoltre vengono utilizzati in sede militare così come si è utilizzata l'anfetamina e, prima di questa, l'alcol per intervenire sui comportamenti dei militari coinvolti in operazioni non proprio ortodosse (quale operazione di guerra o, come si dice ipocritamente, di pace, può essere considerata ortodossa? se non quella di sterminare, di immiserire, di spazzare via tutto ciò che è vita: cosa propria - ortodossa - della guerra).

Ora, la questione è questa: si è d'accordo per gli psicofarmaci. Va bene. Poiché possono produrre effetti positivi e migliorativi: benefici per la persona affetta da disturbi altrimenti non risolvibili, ma c'è in questo un quesito irrisolto e che si trova a monte dei loro effetti: se il cervello umano ha ancora da essere scoperto in ogni sua attività, come si accoglie la somministrazione di farmaci rivolti alle sue attività?
Non la si accetta del tutto, infatti, e, per ora, la risposta latita nell'appellarsi agli effetti visibili degli psicofarmaci.
Al contrario, si ha l'impressione che l'utilizzo degli psicofarmaci somigli al versare additivi zuccherati nel serbatoio della benzina - e lo zucchero nel motore è un guaio. Un tremendo guaio.

Dunque, per ora, lo "zucchero" è un compromesso più o meno accettabile; tuttavia non ne rimane accettabile l'abuso. Questo è il guaio; e, forse, all'origine di questo guaio, c'è anche questo:

Io non Enëa, io non Paulo sono;
me degno a ciò né io né altri 'crede.
(…)
Se' savio; intendi me' ch'i' non ragiono.


1 I dati rinvenibili nella letteratura in lingua inglese danno stime del 7-8% degli studenti di Colleges e Università nordamericane che utilizzano FPC (Farmaci per il Potenziamento Cognitivo). Si raggiungono, in alcuni casi, picchi superiori al 20%.

I versi riportati appartengono, naturalmente, a Dante Alighieri. Nella Selva trovo una delle molteplici rappresentazioni letterarie sulla depressione; e ne concepisco altre, che però poco si accordano con questo pezzo. Borges, mi pare, riusciva ad interpretare in quattro modi differenti ogni verso della Divina Commedia... Ma, la Divina Commedia tutta, come la interpretava?


Nota L'llustrazione che ho inserito nel post è di George Procàska (1749-1820). Venne utilizzata come prima di coperta per il testo: Il Cervello, Introduzione alle Neuroscienze di Richard F. Thompson (Zanichelli Editore, quinta ristampa della prima edizione italiana fatta sulla seconda edizione americana - anno 2001. La traduzione è di Silvia Monte, revisionata da Giovanni Zamboni. Il curatore della coperta è Duilio Leonardi, sotto la direzione editoriale di Grazia Zaniboni s.r.l).

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